“A Natale puoi”: dall’immaginario mediatico alle realtà familiari

Il Natale nell’immaginario mediatico e collettivo evoca un’atmosfera di unione, gioia e felicità ma spesso nelle realtà personali e familiari si trasforma in un amplificatore di tristezza, malinconia e tensioni relazionali.
Questo articolo si propone di offrire spunti di riflessione a partire dall’osservazione privilegiata che la mia esperienza personale e professionale da psicoterapeuta mi ha permesso di compiere, potendo contattare le ambivalenze e i turbamenti che le persone raccontano con l’avvicinarsi delle festività natalizie. La festa della famiglia
Esulando dal rischio di semplificare la complessità connessa alla specificità di ogni situazione (storia di vita, fase del ciclo vitale, struttura familiare ecc.), si farà riferimento ad aspetti che trasversalmente riguardano l’esperienza affettiva e relazionale umana.
Un primo elemento di riflessione su cui il Natale sembra fare eco è il tempo,
cronologico ed emotivo.
La puntualità e il valore simbolico della ricorrenza sollecitano i ricordi di stagioni di vita passate e la nostalgia di persone che hanno lasciato “il posto vuoto a tavola” evocando lutti, separazioni coniugali, distanze e conflitti, mancanze presenti nella quotidianità che sembrano acuirsi.
Un secondo aspetto fondamentale è insito nel motto ” Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi “.
È la festa della famiglia , entità oggi protagonista di un’importante crisi identitaria.
Antiche modalità strutturate su ruoli e funzioni chiare hanno infatti lasciato spazio a molteplici nuovi modi di fare famiglia, che faticano ancora ad ottenere un riconoscimento sociale e ad essere considerate nella loro specificità senza ricorrere a rischiosi riduzionismi.
Oggi i nuclei familiari vivono in isolamento, sono sempre più rare le realtà in cui la famiglia allargata sia presente nella quotidianità ed i sistemi di cura hanno spesso colluso con le solitudini, escludendo la famiglia dai trattamenti o trasmettendo messaggi colpevolizzanti verso i genitori nell’esordio di sintomi infantili piuttosto che lavorare sulla necessità di riattivare le risorse della famiglia, considerandola prima alleata nella cura .
Natale sembra quindi far luce sul senso di appartenenza , enfatizzando difficoltà relazionali irrisolte.
Per le coppie è spesso faticoso individuare la giusta modalità per bilanciare la presenza delle due famiglie d’origine o talvolta non è neanche contemplabile la medesima possibilità.
Partner molto dipendenti dal proprio nucleo di appartenenza vivono con difficoltà e sensi di colpa la separazione in un giorno di festa dai propri parenti per incontrare quelli del partner.
Analogamente persone che hanno reciso i rapporti con i propri cari percepiscono con più intensità il senso di vuoto e estraneità esperito in un’apparente e fallimentare “adozione” nella famiglia del partner.
Si esasperano quindi i conflitti di coppia e i malcontenti personali.
E i bambini?
Babbo Natale e i bambini
Il terzo aspetto fondamentale è la presenza dei bambini in famiglia, che facilita la partecipazione e il coinvolgimento, la favola si costituisce come elemento di mediazione della realtà, mitigando conflitti e malumori.
Talvolta però, quando la sofferenza è troppo intensa, si corre il rischio di
“strumentalizzare” i figli in dinamiche adulte, provocando un sovraccarico emotivo per il bambino inconsapevolmente messo al centro di conflitti coniugali e familiari.
È sempre importante interrogarsi sui bisogni dei bambini , emotivi prima che materiali.
Le letterine per Babbo Natale presentano spesso liste interminabili di giocattoli, che puntualmente arrivano sotto l’albero, perdendo di valore.
I regali, anche tra gli adulti, veicolano i sentimenti e il fare compulsivo negli affollati centri commerciali talvolta rappresenta un modo inconscio per non sentire, per non “stare” con i propri stati d’animo.
Il rischio è che il ” dover essere e il dover fare ” predomini sulla possibilità di condivisione autentica.
Il dono “pensato e personalizzato” risulta spesso raro rispetto a confezioni anonime e formali o ai regali scelti.
Il messaggio implicito mediatico del ” dover essere felici ” sembra sollecitare la complementare controparte del potersi sentire tristi, rappresentando il complesso rapporto che molti hanno con il proprio diritto a stare sufficientemente bene, ” con il coraggio a tollerare la felicità senza autosabotarsi” (N. Branden).
Come rendere migliore il proprio Natale
Esprimere le vulnerabilità connesse alle festività natalizie permette di sollecitare il passaggio da una dimensione idealizzata all’esperienza umanizzata.
È prioritario aumentare il livello di consapevolezza rispetto ai propri bisogni e mancanze, interrogandosi sui propri desideri e sentendo il diritto a vivere il Natale in sintonia con il proprio sentire.
Non entrando nella fondamentale matrice religiosa ma contemplando la dimensione spirituale accanto a quella psicologica, nel rispetto delle soggettive credenze, è importante riconoscere come moto universale il sano bisogno di relazione e il valore degli affetti.
Trovare un equilibrio tra ” essere per sé ” e ” essere per gli altri ” è un compito vitale che accompagna l’intera esistenza e che può arricchirsi nelle condivisioni durante le festività natalizie del sapore delle tradizioni e degli essenziali elementi di ” identità familiare “, percepiti come parte integrante della propria soggettività e non come limite all’espressione personale, contrastando il rischio di individualismi colmi di vuoti o di eccessive fusionalità sottendenti rabbia e frustrazione, riscoprendo nella relazione e nell’incontro una radice profonda dell’esistenza.

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini

Psicologa – Psicoterapeuta