Sintomo infantile e crisi di coppia

Spesso i genitori richiedono un supporto psicologico per un figlio che vive un momento di difficoltà, ricercando nell’esperto le possibili soluzioni.
Il presente articolo si propone di trasmettere una logica alternativa che richiede di ampliare la prospettiva di osservazione, acquisendo come premessa fondante la convinzione che le risorse siano all’interno della famiglia e che il sintomo infantile richiede di essere compreso in relazione al proprio mondo affettivo. Il terapeuta si configura come parte attiva in una ricerca di significati inediti e in una crescita condivisa con la famiglia, lasciandosi guidare dal bambino.Maurizio Andolfi, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta familiare attraverso la sua esperienza clinica arrivò a coniare il concetto di “terapia di coppia camuffata”, riferendosi alle situazioni in cui la richiesta di aiuto nasce per i problemi di un figlio che sottendono una conflittualità di coppia gravata da nodi irrisolti con le rispettive famiglie d’origine.

La coppia

La formazione di una coppia sin dalle sue origini oltre a configurare un nuovo progetto esistenziale rappresenta il proseguimento di due trame (ciascun partner porta con sé e dentro di sé il bagaglio affettivo e culturale della propria famiglia d’origine), che si intrecciano l’una con l’altra dando vita a una nuova narrazione familiare, antica e al contempo inedita. I componenti di una coppia oltre ad essere in una relazione di reciprocità sono figli dei propri genitori e potranno a loro volta diventare genitori.

Il proprio vissuto da figli influenzerà il proprio e singolare modo di essere genitori. Al contempo la dimensione coniugale e quella genitoriale sono reciprocamente permeabili.
Un aspetto centrale sia nell’equilibrio di coppia, sin dalla sua formazione, sia nel rapporto genitori-figli risiede nel processo di differenziazione.

La differenziazione del Sè

Il concetto di “differenziazione del Sé dalla famiglia d’origine” è stato coniato da Murray Bowen (1913-1990) per indicare un processo che dura tutta la vita in cui l’individuo si impegna attivamente, e non senza ostacoli, nella ricerca di un equilibrio tra appartenenza e separazione.
Questo processo è inevitabilmente condizionato da alcuni fattori che riguardano principalmente i processi di maturità/immaturità trasmessi a livello transgenerazionale.
Le influenze transgenerazionali si riflettono quindi sulle relazioni attuali e in particolare di coppia. Quando in una coppia il livello di differenziazione dei partner è bloccato in bisogni infantili con molta probabilità questo si rifletterà sull’equilibrio familiare, e quindi sul benessere dei figli.

Il sintomo del bambino

Salvador Minuchin (1921-2017) ha focalizzato la sua attenzione sui “processi di triangolazione nei termini di un’azione di deflusso/deviazione del conflitto coniugale”, riferendosi alla possibilità che i figli possano essere inconsapevolmente usati per nascondere un conflitto tra i genitori.
Un aspetto fondante il modello di psicoterapia sistemico relazionale multigenerazionale di Maurizio Andolfi risiede nel considerare un bambino problematico un bambino competente che guida il terapeuta nel suo mondo relazionale e familiare.
La premessa è che “il problema di un bambino è sempre un problema familiare” e la famiglia è la prima alleata nel percorso di cura: le risorse si trovano all’interno del problema.
Il bambino quindi non può essere osservato come un’isola, separandolo dalle sue connessioni affettive fondamentali.
Riconoscere la competenza del bambino nelle terapie di coppia camuffata consente di riattribuire competenza ai genitori a partire dai sintomi dei figli che potranno essere riletti in chiave relazionale, attivando un percorso di crescita individuale e collettivo in cui si potrà osservare la plasticità dei disturbi infantili che si trasformano fino a scomparire in relazione ai bisogni della coppia e della famiglia estesa.

Conclusioni

Nella terapia di coppia camuffata sarà fondamentale incontrare oltre ai bambini reali i bambini che sono stati i genitori. Ciò permette di allontanarsi dalla ricerca dei colpevoli e dei danneggiati e di proporre la sostituzione del concetto di colpa con quello di difficoltà, sollecitando la mobilitazione delle risorse e la ridistribuzione delle responsabilità.
Credere che i genitori abbiano fatto ciò che di meglio siano riusciti a fare con i figli permette al terapeuta di riconoscere le competenze interne al sistema familiare e genitoriale, bloccate che chiedono di essere mobilitate, recuperando il tempo evolutivo della famiglia che appare bloccato.
Il miglioramento del sintomo del bambino attraverso il coinvolgimento attivo della famiglia nel lavoro terapeutico permette di rinforzare la genitorialità e di passare da un setting familiare ad un percorso di coppia.

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini

Psicologa – Psicoterapeuta