“Innamorarsi” in chat: dal virtuale al reale

Il complesso momento storico che stiamo attraversando, provocato dalla diffusione del Covid-19, ha generato l’esigenza di modificare i canali di comunicazione interpersonale e le modalità di stare in relazione.

Gli strumenti tecnologici sono stati quindi investiti di una funzione relazionale, permettendo da una parte di ridurre il rischio di utilizzarli come mezzo di isolamento, dall’altra di riconoscere l’importanza del contatto umano, non sostituibile dalle avanzate forme di tecnologia.

Il mondo virtuale, già antecedentemente alla scoperta del virus e alla conseguente imposizione del distanziamento sociale, si era configurato come uno spazio molto presente nella vita delle persone, giovani e adulte, talvolta sfociando in una dipendenza patologica.

Il focus della riflessione intende sintonizzarsi su una particolare sfumatura dell’esperienza digitale: “gli innamoramenti” in chat.

Sono molte le persone che narrano di essersi coinvolte in una relazione virtuale, provando forti emozioni e talvolta definendosi in preda alla nascita di un sentimento amoroso.

Se in passato le chat di incontri costituivano il principale “terreno di conoscenze”, oggi anche i social network sono un veicolo potente per l’instaurarsi di comunicazioni tra sconosciuti sul web.

Le motivazioni che inducono un individuo ad essere attratto dalla possibilità di ricercare interazioni in chat sono soggettive e connesse alla sua unicità ma alcuni elementi sembrano riguardare l’esperienza collettiva.

Analizzeremo brevemente tre aspetti che fotografano caratteristiche dei coinvolgimenti online e al contempo riflettono elementi della relazione di coppia: l’idealizzazione; l’impegno nella relazione e la paura dell’intimità.

L’idealizzazione

Che differenza c’è tra l’innamoramento e l’amore?

L’incontro con l’altro è sempre anche un incontro con se stessi e nella prima fase di un rapporto, quella dell’innamoramento, è centrale l’idealizzazione dell’altro, di se stessi con l’altro e del rapporto.

L’idealizzazione è un processo naturale che si traduce nel pensare “sei come vorrei che fossi”, rievocando un modello di unione fiabesco che lascia poco spazio alle imperfezioni.

La chat inevitabilmente amplifica la dimensione dell’idealizzazione, configurando un altro che la propria mente può inconsapevolmente “costruire” a sua immagine.

Il passaggio dall’innamoramento all’amore richiede un salto dall’ideale al reale, incontrando i limiti dell’altro, le insidie della relazione e le proprie mancanze.

È il confronto con aspettative in parte disattese, con la consapevolezza che l’altro non è la propria metà perfetta, con il trasferimento dal castello della favola alla casa della realtà.

La delusione e l’accettazione costituiscono quindi due binari essenziali per poter proseguire un viaggio insieme di coppia.

Acquisendo l’immagine metaforica della casa come luogo di condivisione e costruzione, emerge la necessità dell’impegno comune, mattone dopo mattone.

L’impegno nella relazione

Quanto si è disposti ad impegnarsi?

L’impegno pratico è facilmente intuibile ma una relazione richiede anche un costante impegno emotivo condiviso.

Per impegno emotivo si intende la disponibilità a mettersi in discussione personalmente, sia stabilendo un buon contatto con il proprio sé e con la propria storia di sviluppo, sia non trincerandosi dietro la pretesa che è l’altro a dover cambiare.

Una relazione d’amore necessita di un nutrimento che accompagni nel tempo e nelle trasformazioni, richiedendo una negoziazione del proprio tempo, del proprio spazio e dei propri bisogni.

È fondamentale che esistano due individualità separate e vicine che generino un progetto comune, dando vita ad una nuova identità: il Noi.

Per esistere come individui ed investire affettivamente in un’unione romantica è necessario che avvenga una separazione dalla propria famiglia d’origine e che si raggiunga una posizione emotiva adulta, un senso consapevole di sè.

La dimensione della chat riduce apparentemente l’impegno sia pratico che emotivo.

Fisicamente non sussiste l’esigenza di mobilitarsi e di investire del tempo per raggiungere l’altro, l’immediatezza del click restando nel proprio spazio costituisce l’illusione inconscia di poter controllare la relazione.

La chat sembra rassicurare rispetto alla paura dell’altro, presente in ognuno di noi in misura variabile, e costituisce il terreno di sviluppo di un vissuto sempre più comune: la difficoltà a sperimentare l’intimità.

La paura dell’intimità

Dove sono i corpi in chat?

L’innamoramento riguarda anche la dimensione del corpo, mai scindibile da quella mente, innescando una serie di manifestazioni fisiche del proprio coinvolgimento.

In chat i corpi sembrano ridursi ad immagini e la sessualità a fantasie.

Corpi che si presentano nella forma migliore di sé, foto in posa e spesso con filtri di bellezza, corpi che si osservano a distanza ma non si toccano.

Il contatto tra corpi è una sfumatura del più ampio senso dell’intimità.

Nella società odierna trionfano modelli di individualismo, orientati alla realizzazione personale e alla ricerca esasperata della perfezione.

L’altro rischia di essere percepito come un’antagonista del proprio sviluppo, un’ombra che oscura il proprio ego.

In chat invece, l’altro può rendersi illusoriamente un faro sul proprio sé, nutrito dell’ammirazione, del sentirsi guardati e desiderati, che poi si rivelerà inefficace per colmare i propri vuoti e insicurezze.

Per raggiungere l’intimità con l’altro è infatti necessario essere intimi con se stessi.

L’attenzione esasperata al fuori, all’apparenza, sovente costituisce un tentativo inconscio di non guardarsi dentro.

Dal virtuale al reale

L’epilogo delle relazioni nate in chat può coincidere con l’interruzione delle interazioni senza realizzare l’incontro o trasformarsi in una conoscenza, che può terminare in un isolato appuntamento o proseguire nel tempo.

Assumere consapevolezza sugli aspetti emersi permette di contrastare il rischio di confondere il mondo virtuale con quello reale e di avviare un dialogo con se stessi, con i propri bisogni affettivi e con le proprie paure.

Ogni relazione è un cammino di scoperta di sé e dell’altro, uno spazio di crescita in cui si alterneranno risorse e fragilità, certezze ed insicurezze, gratificazioni e delusioni ed è premessa fondamentale riconoscere dove finisce il proprio sé e dove inizia quello dell’altro, non confondendo i profili con le persone e l’immaginario con il reale.

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini

Psicologa – Psicoterapeuta