Il valore delle radici: il ruolo fondamentale dei nonni in famiglia e nella società

La società moderna sembra enfatizzare i miti dell’indipendenza e della performance, proponendo sin dall’infanzia ideali di velocità, immediatezza e efficienza.

La polarizzazione sulla spinta all’autonomia rischia di oscurare la complementare e   indispensabile dimensione dell’appartenenza.

Lo sviluppo psicologico ed emotivo di un individuo prevede la graduale separazione dalla famiglia d’origine per muovere i propri passi all’esterno, investendo affettivamente nel gruppo dei pari in adolescenza e progressivamente in età adulta nella  relazione di coppia e nella realizzazione di un proprio nucleo familiare.

La costruzione dell’identità e i passaggi di autonomia riflettono fortemente la specificità della propria storia di sviluppo e la significatività delle relazioni familiari.

Per raggiungere una sufficiente maturità emotiva e identificarsi in una posizione adulta orientata alla consapevolezza e alla responsabilità soggettiva è fondamentale aver esperito un sano senso di appartenenza nella propria famiglia d’origine: non c’è separazione senza appartenenza.

Sentire il proprio senso di appartenenza significa percepirsi parte della propria famiglia, della propria storia, riconoscendone le risorse e le fragilità. E’ quindi a partire da una dipendenza sana che si può raggiungere un reale equilibrio tra vicinanza e separazione nelle  relazioni significative.

Le molteplici nuove forme di famiglia e i mutamenti della società rilevano il rischio di confusione di ruoli e i ritmi di produttività strutturati sul fare incessante sia per i genitori che per i figli espongono inevitabilmente alla potenziale perdita della capacità di stare in relazione.

L’ascolto, il confronto, il silenzio, la noia, il fare insieme sembrano essere mediati ininterrottamente dagli strumenti tecnologici.

Diventa sempre più raro giocare insieme, cucinare, condividere un pasto senza i telefonini sulla tavola.

Le famiglie nucleari inoltre vivono sempre più isolate dal resto dei familiari e il ruolo degli zii, dei cugini talvolta diventa poco presente nella vita quotidiana.

Una riflessione particolare merita la figura dei nonni.

La relazione nonni-nipoti si struttura sulla qualità del rapporto nonni-genitori e del legame di coppia e si connette al grado di maturità emotiva raggiunto dalle figure genitoriali.

Una coppia stabile e sufficientemente equilibrata prevede per entrambi i partner un personale sufficiente grado di differenziazione, riconoscibile nella possibilità di relazionarsi da una posizione vicina ma separata con la propria famiglia d’origine, delineando confini chiari e flessibili.

In presenza di un incompleto processo di differenziazione può invece verificarsi un eccessivo coinvolgimento dei nonni come sostituti genitoriali o al contrario una distanza caratterizzata da un senso di estraneità. Talvolta si assiste all’ipercoinvolgimento di una famiglia e all’esclusione dell’altra, sottendendo una configurazione di coppia sbilanciata in cui entrambi i partner non hanno raggiunto una posizione realmente adulta da cui potersi confrontare con i propri genitori.

Nel rapporto irrisolto genitori – figli  è  frequente la triangolazione, il coinvolgimento dei nipoti in dinamiche conflittuali espresse o latenti.

L’obiettivo è quindi che i nonni possano essere riconosciuti come risorsa fondamentale mantenendo il loro ruolo.

Se durante l’infanzia è immediato riconoscere l’aiuto che essi possono offrire nella crescita dei nipoti e la specificità della loro funzione di accudimento e gioco sembra essere più complesso individuare l’evoluzione della relazione durante l’adolescenza e in età adulta.

È importante poter far luce su alcuni aspetti e connessioni che trasversalmente riguardano molte realtà familiari.

Gli anziani sono evidentemente ancorati a ritmi di vita lenti e talvolta richiedono supporto quotidiano pratico ed emotivo.

E’ infatti una stagione della vita in cui vissuti di solitudine e stati depressivi possono insorgere fisiologicamente ed essere enfatizzati dalla percezione di inutilità e dal sentirsi “un peso” per i propri cari.

I figli sono comprensibilmente intrappolati in ritmi sovraccaricanti e talvolta faticano a trovare tempo per sé stessi e per il proprio legame di coppia, avvertendo contemporaneamente la preoccupazione per la cura dei propri genitori e dei propri figli, che tardivamente raggiungono l’ autonomia.

A livello sociale si rischia di non valorizzare il ruolo degli anziani e di riconoscerli solamente problematizzando la loro gestione.

I nonni sono un fondamentale riferimento affettivo per l’intera famiglia in ogni fase del ciclo vitale, costituiscono un porto di sicurezza e fiducia.

Nel rapporto genitori-figli si configurano come elemento di mediazione, talvolta ne facilitano la comunicazione e consentono ai figli di approfondire la conoscenza dei genitori e viceversa; narrano pezzi di storia familiare precedente alla loro venuta al mondo, incidendo sulla costruzione della propria identità e sul vissuto di appartenenza.

Sono cresciuti in un’epoca diversa da quella odierna e questo spesso agli occhi dei giovani può offuscare la loro competenza.

Riconoscere il valore dell’esperienza permette di accoglierne la trasmissione.

I nonni hanno presumibilmente conosciuto la crisi, la lotta per la sopravvivenza, la frustrazione, la creatività, la manualità, elementi che rischiano di essere rarità nello sviluppo delle nuove generazioni.

Le differenze generazionali possono quindi essere vissute come elemento di incomunicabilità ma in realtà costituiscono la straordinaria possibilità di scambio di competenze all’interno di una relazione affettiva esclusiva come quella nonni – nipoti.

Inoltre in un momento storico in cui il ruolo genitoriale sembra aver perso di autorevolezza, compromettendo il sano confine generazionale con i figli, i nonni costituiscono un riferimento adulto fondamentale.

Per il benessere delle persone anziane è importante mantenere uno stato di attività quotidiana, il movimento fisico, l’impegno mentale e lo stare in relazione.

Nel rapporto con loro si può imparare a recuperare la capacità di rallentare, di valorizzare l’essenziale, riscoprendo i sapori e i profumi che hanno colorato l’infanzia e sentendo di poter restituire loro accudimento e presenza sostenendoli nelle sfide della quotidianità e della modernità.

La fragilità degli anziani è un tema socialmente e mediaticamente affrontato, che  sollecita una sensibilità necessaria ma è altresì fondamentale individuare la loro forza.

Per la costruzione del senso di se stessi è prezioso riconoscere il valore delle origini e la solidità delle radici per la costruzione di ali robuste e autenticamente libere di disegnare il proprio percorso.

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini

Psicologa – Psicoterapeuta