Il bullismo e i suoi volti

Il fenomeno del bullismo, in crescente e preoccupante espansione nella nostra realtà socio-culturale italiana richiede un’attenzione privilegiata e una riflessione attenta, costituendosi come prioritario campanello d’allarme sociale.
La scelta di fare riferimento ai “volti” del bullismo risiede nell’intenzione di
rappresentare la complessità di uno scenario che apparentemente vede protagoniste due categorie “bulli e vittime” ma coinvolge molteplici attori fondamentali: scuola, famiglia e società.
L’etimologia del termine “bullismo” deriva dall’inglese “bulling” e indica “la condizione di sofferenza, svalutazione ed emarginazione che vive un bambino o un adolescente ad opera di uno o più dei suoi compagni”.
È una forma di prevaricazione ricorrente e continuativa in cui la vittima subisce forme di persecuzione, sperimentando vissuti di forte angoscia, senso di impotenza e esclusione.
I comportamenti di bullismo si manifestano principalmente durante la
preadolescenza e l’adolescenza, ma sono in aumento anche nelle condotte adulte e riguardano maschi e femmine indistintamente.
Si proporrà come contesto privilegiato di riferimento quello scolastico sia perchè territorio principale in cui il fenomeno si sviluppa sia per la sua valenza e incidenza psicoeducativa durante il percorso di crescita di un individuo.
Il bullismo si struttura quindi in una dinamica connessa all’azione combinata di diverse variabili, come le caratteristiche specifiche del “bullo” e della “vittima”, la struttura familiare, il contesto scolastico, il gruppo dei pari e le risorse relazionali.

La famiglia

Relativamente alla genitorialità un elemento critico risiede nella difficoltà diffusa a definire limiti chiari e condivisi nell’educazione dei figli, compromettendo la fondamentale funzione contenitiva ed affettiva genitoriale e contribuendo a generare in bambini e adolescenti un pericoloso vissuto di onnipotenza, spesso connesso ad una struttura familiare carente di ruoli e responsabilità definite e quindi di confini
sani. La coppia genitoriale, laddove presente, sembra oggi strutturarsi su una
competizione simmetrica e non più sulla complementarietà.
I “nuovi” genitori, con enfasi particolare sull’importanza della funzione paterna, sembrano aver reagito ad un’educazione autoritaria e poco affettiva perdendo di autorevolezza e provocando una pericolosa evaporazione delle differenze generazionali, costituendosi come “amici” o “fratelli” dei propri figli.
Un figlio che non percepisce nessuno “sopra” di sé è però esposto a
disorientamento, solitudine e assenza di visibilità e protezione.

I docenti

Il contesto scolastico spesso presenta una fragilità collusiva con il funzionamento familiare sul rispetto delle regole.
Sovente si verifica l’assenza di modelli coerenti e omogenei provocata dalla
tendenza ad imporre un soggettivo stile educativo da parte del docente, generando negli alunni confusione ed eccessivo potere, perdendo il riconoscimento e l’incisività del proprio ruolo.
La diversità tra i docenti si configura come una risorsa solo se inserita in un
progetto educativo condiviso in cui le regole siano trasmesse congiuntamente, garantendo una continuità educativa e un riferimento sicuro.


Il personale ATA

Gli operatori scolastici, complici le frequenti carenze strutturali, trascorrono molto tempo a contatto con gli alunni, costituendosi come potenziale fattore di protezione o rischio nell’evoluzione del fenomeno in esame.
È fondamentale garantire una chiarezza del proprio ruolo, non diventando “amici degli educandi” ma riferimenti adulti, promotori di un confine, non favorendo polemiche contro i docenti o alimentando conflitti attuando modalità diseducative e regressive ma costituendo un ponte supportivo tra l’alunno e la sua realtà scolastica.

Il dirigente scolastico

Il dirigente scolastico ha un ruolo fondamentale nel garantire una sensibilizzazione, prevenzione e monitoraggio del fenomeno del bullismo nella propria realtà di riferimento, partecipando attivamente nelle varie fasi di intervento, proponendo consulenze specifiche e competenti.
È inoltre fondamentale una supervisione sul livello di collaborazione e cooperazione del gruppo docenti, garantendo una disponibilità ad accogliere e incontrare le famiglie degli alunni. Le figure adulte coinvolte trasversalmente nel contesto familiare e scolastico svolgono quindi un’ importante funzione anche rispetto alla possibilità di costituirsi come modelli adulti di identificazione, di cui i bambini e i ragazzi necessitano fortemente.

Il gruppo dei pari

Una comprensione attenta, acquisendo una prospettiva sistemico-relazionale identifica nel ruolo di “bullo” non solo colui/colei che agisce attivamente le sopraffazioni, ma anche coloro che assistono apparentemente in maniera passiva, senza attuare tentativi di denuncia o interruzione del fenomeno.
Gli spettatori e gli esterni possono essere inoltre lesivi nei confronti del bullo quando lo strumentalizzano coinvolgendolo in “giochi pericolosi” per attrazione, ricerca di protezione e curiosità, sottovalutandone i rischi.
A incentivare le condotte aggressive è inoltre l’alto livello di disimpegno morale diffuso tra gli studenti, connesso all’inibizione dei sistemi di autoregolazione e autosanzione (Bandura).
Molti sono anche coloro che vorrebbero modificare la situazione in essere ma che faticano a trovare corrispondenza nei riferimenti adulti.
L’eventuale assenza di sanzioni e di interventi disciplinari uniti alla carenza di una progettualità capace di contrastare il bullismo sollecitano in alcuni studenti sentimenti depressivi e di rassegnazione e in altri convinzioni di “invincibilità e impunibilità”, spesso rappresentate dal potenziamento della condotta lesiva.

L’intervento dello psicologo

Categorizzare le caratteristiche del bullo e della vittima in rigidi schemi rischia di risultare eccessivamente riduzionistico rispetto alla complessità del fenomeno e alle molteplici variabili in esso coinvolte.
Certamente, sia per i bulli che per le vittime è fondamentale riconoscere i rischi specifici connessi alla costruzione dell’ identità, alla percezione di sé e delle proprie competenze relazionali, coinvolgendo inevitabilmente i temi essenziali della fiducia, dell’autostima, dell’autoefficacia e della possibilità di sentirsi un soggetto amabile.
È inoltre fondamentale riconoscere la fragilità nascosta dei “bulli” e i punti di forza oscurati delle “vittime”, favorendo un’integrazione interna e relazionale delle parti.
Sottolineando l’imprescindibile imprevedibilità dell’esito evolutivo e la multifinalità di ogni percorso di crescita è quindi prioritario proporre un intervento preventivo e correttivo che interessi i molteplici livelli esaminati e l’inevitabile inter-relazione tra essi, coinvolgendo attivamente scuola e famiglia.

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini

Psicologa – Psicoterapeuta